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DIRETTIVA EUROPEA CASE GREEN: CHE COSA DECIDERA’ ORA L’ITALIA?

L’Europarlamento ha approvato in via definitiva la Direttiva Ue sulle case green (Energy performance of buildings directive, Epbd) che ha l’obiettivo di ridurre a zero le emissioni degli immobili entro il 2050. Tutti i nuovi edifici, a partire dal 2030, dovranno essere a emissioni zero. 

A favore della Direttiva hanno votato 370 eurodeputati, i contrari sono stati 199, gli astenuti 46. Per quanto riguarda i gruppi italiani a favore hanno votato Pd, M5S, Avs e IV, mentre contro FdI, Forza Italia e Lega. Da notare che il governo italiano aveva dato parere favorevole alla Direttiva nel Consiglio europeo, mentre la maggioranza politica corrispondente ha votato contro nell’Europarlamento. Che cosa deciderà ora l’Italia?  Per diventare pienamente esecutivo il provvedimento deve tornare in Consiglio europeo per il visto finale e dovrà essere adottato dai singoli Parlamenti nazionali entro 24 mesi.

Si apre ora un grande interrogativo in Italia sulle decisioni relative alla Direttiva e in particolare con quali modalità sarà adottata e con quali condizioni. La maggioranza politica in Parlamento esprimendo di riflesso il voto all’Europarlamento è contraria e quindi è probabile che chieda quantomeno una dilazione dei tempi previsti dalla Direttiva tenendo conto  della particolare condizione del patrimonio edilizio italiano, quindi la vetustà della maggioranza degli immobili (quasi il 50% si trova nelle classi G e F) e l’alto tasso di famiglie proprietarie (oltre l’80%) sulle quali ricadrebbero gli oneri per l’adeguamento delle case per rispondere alle performance energetiche richieste della Direttiva Ue.

Oltre all’addio alle caldaie a gas a partire dal 2040, la Direttiva prevede che ogni stato adotti il suo piano nazionale con la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali: l’obiettivo è un taglio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Entro il 2050 tutti gli immobili residenziali dovranno essere a zero emissioni. La Direttiva lascia ai Paesi la facoltà di decidere su quali edifici concentrarsi: l’unico vincolo sarà garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto attraverso la ristrutturazione degli immobili più energivori.

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